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il tuo psicologo-psicoterapeuta a Roma
a cura della
Dott.ssa Marina Pisetzky
Psicologa Psicoterapeuta
iscrizione all'Ordine Psicologi del Lazio n° 6419

 

 
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Ansia

E’ il sintomo che spinge ben sette milioni e mezzo di italiani ad essere consumatori abituali di "ansiolitici", cioè propriamente, i farmaci "antiansia". Non solo! Pur non riuscendo ben chiaramente a quantificarne il numero, si ritiene che altri cinque milioni di individui soffrano d’ansia e utilizzino farmaci composti da un ansiolitico associato ad altre molecole ad azione specifica per un organo piuttosto che per un altro (ci si riferisce qui soprattutto a organi quali il cuore, lo stomaco, l’intestino, i muscoli del collo e della schiena).

Sono quindi circa dodici milioni e mezzo in totale i consumatori di farmaci che combattono l’ansia. Va poi notato che molti disturbi degli apparati viscerali sono considerati disturbi del "sistema nervoso", cioè disfunzioni degli organi su "base ansiosa".

Ma che cosa è l’ansia?

 

Quella fisiologica

L’ansia è un semplice evento emotivo comune e rappresenta spesso uno stato psicologico e corporeo dell’essere umano nei confronti delle vicissitudini della vita. Facciamo un esempio: quando una persona deve affrontare una prova entra in genere in lieve stato ansioso. Il suo corpo e la sua psiche si "orientano" verso l’imminente evento quasi per prepararsi a risolverlo nel miglior modo possibile. In questo caso l’ansia "moderata" e di breve durata sembra essere un segno di adattamento dell’individuo a situazioni ambientali che gli richiedono risposte soddisfacenti. L’aumento dell’attenzione, della concentrazione, della memoria, della tensione muscolare e di altre funzioni psicofisiche (come per esempio l’innalzamento della pressione del sangue, del battito cardiaco) è considerato come una sorta di "carica energetica" finalizzata al superamento della prova. Tuttavia quando in altre situazioni questo stato è continuo oppure diviene troppo intenso provoca al contrario, la "caduta" delle funzioni sopra descritte. In altre parole la persona può perdere memoria, concentrazione, essere disattenta, sentirsi troppo stanca e improvvisamente "vuota" dal punto di vista mentale tanto da essere incapace di adeguarsi normalmente alla vita di tutti i giorni. Questo caso rientra nel campo dei lievi disturbi ansiosi superabili in breve o, come vedremo, con rimedi omeopatici o erboristici o con un percorso di psicoterapia o sostegno .

 

Come si manifesta

La sindrome ansiosa è un profondo disagio psicologico caratterizzato dall’angoscia e spesso accompagnato da sintomi corporei variegati con diversi livelli di intensità. In medicina si distinguono tre sindromi principali: l’ansia acuta, o "disturbo di attacchi di panico"; l’ansia di tipo cronico e "ansia generalizzata"; l’ansia causata da un evento traumatico o particolarmente stressante.

Vediamoli uno per uno.

 

Disturbi d'ansia generalizzata

Il GAD è caratterizzato da un costante, e peraltro ingiustificato, senso di preoccupazione verso qualsiasi evento che raggiunge una tale gravità da causare una sintomatologia che persiste per almeno sei mesi.

I sintomi che possono comparire in questa patologia sono:

  • costante inquietudine: i soggetti temono il peggio e non possono controllare il loro stato d'ansia e di apprensione
  • dolori muscolari aumento dello stato di vigilanza
  • insonnia
  • difficoltà di concentrazione
  • sudorazione, tachicardia, vertigini, diarrea, ecc
  • cefalea

Questo disturbo può compromettere la qualità di vita delle persone che ne sono affette poiché esse vivono in uno stato di tensione continua, si preoccupano non solo per gli eventi quotidiani della vita, per lo stress a cui sono sottoposti, ma per qualsiasi cosa: i familiari, la salute, la situazione economica, il lavoro, il mondo che li circonda. Un senso di ansia, a volte vago, altre greve, accompagna immancabilmente questi soggetti. Sono irrequieti, tesi, hanno difficoltà a concentrarsi, per quanto stanchi non riescono a sedersi, non riescono a riposare. La naturale conseguenza è un progressivo isolamento, prima dagli amici, poi dal lavoro, riducendo al minimo le proprie attività. Alcuni sviluppano un episodio di depressione maggiore per cui si rivolgono allo specialista, altri, preoccupati per la loro salute, iniziano iter diagnostici e terapeutici dispendiosi e del tutto inutili. Se non riconosciuto e curato, il disturbo d'ansia generalizzato può protrarsi per molti anni riacutizzandosi nei momenti di maggiore stress.

Un esempio. Un signore di quaranta anni, normalmente tranquillo, capace di seguire il lavoro, la famiglia, il tempo libero, con buoni risultati e grande soddisfazione. Negli ultimi tempi sono aumentate le preoccupazioni sul lavoro e ha avuto qualche momento di difficoltà anche nel rapporto con gli altri, si sente più nervoso e meno concentrato, la sera fatica a prendere sonno e la mattina appena sveglio pensa con affanno a quello che dovrà fare durante la giornata. Racconta di avere una sensazione costante di affaticamento muscolare e di tensione psicologica; è sicuro che i piccoli avvenimenti della vita recente non possono essere la causa di questo disagio. Più cerca di ragionare per capire cosa sia successo e più s'innervosisce. Un circolo vizioso senza fine in cui le soluzioni che si propone complicano di più la sua vita. Soprattutto non si fa una ragione di alcuni segni fisici: una stretta alla nuca, l'irrequietezza, l'incapacità a stare fermo, alcuni formicolii, il minore appetito. E' come se fosse sempre pronto a partire per una gara ad una velocità a cui non si è mai iscritto.

La diagnosi di ansia generalizzata viene dal fatto che non c'è nessuno dei sintomi comuni agli altri disturbi d'ansia. Non deve stupire il fatto che manchi una causa o un elemento scatenante, perché questo disturbo ha, come anche altri, la caratteristica di non poter riconoscere un motivo esterno che lo giustifichi. Ed è questa spesso la causa di maggiore preoccupazione per chi ne è affetto.

 

Disturbo post-traumatico da stress

Questo disturbo si verifica in seguito ad un trauma molto forte subito dalla persona. Nel disturbo post-traumatico da stress si ha una risposta estrema ad un fattore fortemente stressogeno, risposta che comprende un aumento notevole del livello di ansia, l'evitamento degli stimoli associati al trauma e un indebolimento della reattività emozionale. Benché già in precedenza vi fosse la consapevolezza che gli eventi traumatici vissuti in combattimento potevano produrre nei soldati effetti negativi molto potenti, furono le conseguenze della guerra del Vietnam a sollecitare il riconoscimento di questo nuovo disturbo, il quale non risulta solamente da esperienze di guerra ma anche, per esempio, da violenze fisiche e sessuali.

Il disturbo post-traumatico da stress, o PTSD (dall'inglese post-traumatic stress disorder), risulta definito da una costellazione di sintomi; ma a differenza di quanto avviene per altri disturbi psicologici, nella definizione di questa condizione è compresa anche la parte riguardante l'origine della stessa, ovvero un evento traumatico che la persona ha vissuto direttamente, o a cui ha assistito, e che ha implicato morte, minaccia di morte, o gravi lesioni, o una minaccia all'integrità fisica propria o di altri. L'evento deve avere creato una paura intensa, orrore e un senso di impotenza.

Il disturbo post-traumatico da stress si differenzia dal disturbo acuto da stressin base alla durata dei sintomi. Mentre il disturbo acuto da stress si risolve in genere entro un mese dal suo esordio, quello post traumatico continua. Quasi tutte le persone che vivono un'esperienza traumatica subiscono uno stress (vedi stress), ma non è detto che questo provochi la comparsa di un disturbo vero e proprio. Si parla di disturbo quando la persona, a causa dei sintomi provocati dal trauma, vede il proprio funzionamento sociale o lavorativo compromesso in maniera significativa. L'inclusione di questo disturbo tra quelli proposti dal DSM rappresenta un riconoscimento formale del fatto che, indipendentemente dalla loro storia clinica, molte persone subiscono notevoli effetti negativi a causa di fattori traumatici estremi, e che occorre distinguere questa reazione da altre forme di psicopatologia; in altri termini, la causa primaria del disturbo post-traumatico da stress risiede in un evento esterno, non nella persona.

I principali sintomi sono tre:

  1. Chi soffre del disturbo rivive persistentemente l'evento traumatico, anche attraverso incubi notturni. Stimoli che rappresentano simbolicamente l'evento (per es. il tuono, che ricorda a un reduce il rombo del campo di battaglia) oppure gli anniversari di una determinata esperienza causano intenso disagio psicologico. Il fatto di rivivere l'esperienza traumatica è un aspetto la cui importanza non può essere sottovalutata, dato che è la fonte probabile delle altre categorie di sintomi. Secondo alcune teorie, il rivivere l'evento traumatico sarebbe la caratteristica centrale del disturbo post-traumatico da stress (Foa, Zinbarg e Rothbaum, 1992; Horowitz, 1986), in quanto la persona non sarebbe in grado di integrare l'evento traumatico all'interno della sua esperienza di vita e delle sue convinzioni preesistenti.
  2. Un altro comportamento cruciale del disturbo è costituito dall'evitamento degli stimoli associati con l'evento e dalla attenuazione della reattività generale. La persona cerca di evitare di pensare al trauma o di essere esposta a stimoli che possano riportarglielo alla mente; a volte può essere incapace di ricordare aspetti importanti dell'evento traumatico. L'abbassamento della reattività generale si manifesta nel diminuito interesse per gli altri, in un senso di distacco e di estraneità, e nell'incapacità di provare emozioni positive. Questi sintomi sembrano essere contraddittori con quelli esposti poco più su; in realtà il disturbo post-traumatico da stress è caratterizzato da fluttuazione, ovvero dal passaggio attraverso fasi alterne in cui la persona dimentica l'esperienza traumatica e altre in cui essa raffiora violentemente.
  3. Infine sono presenti sintomi di aumentata attivazione fisiologica. Questi sintomi comprendono la difficoltà ad addormentarsi o a mantenere il sonno, la difficoltà a concentrarsi, l'ipervigilanza (vedi glossario) ed esagerate risposte di allarme. Studi di laboratorio hanno confermato questi sintomi clinici documentando l'aumento della reattività fisiologica nei pazienti affetti da disturbo post-traumatico da stress, aumento finalizzato a combattere le immagini prodotte dalla loro mente e la notevole intensità delle loro risposte di allarme.

Altri problemi che si associano spesso a questo disturbo sono ansia, depressione, rabbia, senso di colpa, abuso di sostanze (automedicazioni per alleviare il disagio), problemi coniugali e sul lavoro. Comuni sono anche i pensieri e i progetti di suicidio, e così pure episodi esplosivi di violenza e problemi di natura psicofisiologica connessi con lo stress, come dolori lombari, cefalea e disturbi gastrointestinali.

Molte persone si ritrovano a vivere esperienze traumatiche, ma non tutte sviluppano il disturbo post-traumatico da stress. Da un recente studio, per esempio, è emerso che solo il 25% delle persone passate attraverso un evento traumatico con conseguenti lesioni fisiche aveva in seguito sviluppato il disturbo (Shalev et al., 1996).

Si può quindi concludere che l'evento in sé non può essere l'unica causa del disturbo. Attualmente la ricerca in questo campo sta tentando di individuare quali fattori distinguano gli individui che in seguito a un grave trauma sviluppano il disturbo post-traumatico da stress da quelli che non lo sviluppano.

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