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il tuo psicologo-psicoterapeuta a Roma
a cura della
Dott.ssa Marina Pisetzky
Psicologa Psicoterapeuta
iscrizione all'Ordine Psicologi del Lazio n° 6419

 

 
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Con lui non sei più felice?
Meglio chiudere

 

Paura della solitudine, del giudizio degli altri, di perdere gli amici in comune, di non farcela senza una spalla. Come superare questi timori e dire basta a una relazione che non ci rende (più) felici .

di Marzia Nicolini (d.repubblica.it )

Quante volte vi siete dette: "ora lo lascio, non posso più andare avanti così", e poi avete lasciato perdere o rimandato? Perché, anche se dentro di voi siete certe, ormai, che l'amore si sia spento per sempre, temete di restare sole, avete troppa paura di affrontare la nuova vita da single, i giudizi di amici e famiglia. E demordete, sopportando e fingendo. Eppure "la fine di una relazione di coppia rappresenta un momento di crescita e rafforzamento personale", come ci spiega la dottoressa Marina Pisetzky, psicologa romana specializzata in dinamiche a due. E se anche la scienza ci ha recentemente confermato che stare insieme ad un partner che non amiamo più nuoce alla nostra salute fisica, oltre che alla nostra psiche, sappiate che esistono dei campanelli d'allarme inequivocabili che ci avvisano quando una storia è da chiudere. Per il bene di entrambi e per iniziare una nuova vita.

Chi vive un matrimonio o convivenza infelice aumenta il rischio di patologie cardiovascolari. È il risultato di una recente ricerca dell'Università di Pittsburgh. Ma in che modo il fisico e la psiche risentono di una relazione logora?
Questo studio conferma l’ipotesi secondo cui la nostra salute e il nostro benessere dipendono da fattori multi-causali: il nostro corpo e la nostra mente, per dirla più semplicemente, sono un tutt’uno e funzionano insieme. L'ansia, la sofferenza, tutte le emozioni troppo dolorose per poter essere vissute e sentite, trovano una via di scarico immediata nel soma tramite il disturbo. Chiaramente questa modalità di funzionamento mentale non è uguale per tutti; vi sono anche molti individui che sono resilienti, cioè capaci di far fronte in maniera attiva e positiva alle situazioni di stress e di dolore. Ma per molti di noi, il corpo diventa un segnalatore importante.

A volte, dopo anni di vita insieme, pensiamo sia normale non essere più innamorati e passionali come i primi tempi.
Sicuramente dopo tanto tempo a stretto contatto la relazione d’amore cambia, matura e acquista nuove priorità. Ogni coppia trova la sua modalità per andare avanti e gestire i momenti di passaggio ed evoluzione. Spesso si affrontano dei momenti di cambiamento - ad esempio la nascita del primo bambino, l'adolescenza dei figli, il pensionamento – che fanno entrare in crisi profonde. La terapia di coppia in questi casi è molto efficace e permette di rimettere in gioco nuove energie e ripartire utilizzando tutto il bagaglio di esperienze comuni come risorsa e forza di un nuovo inizio. Chiaramente questo non è possibile sempre: a volte ci si rende conto che la coppia è arrivata al capolinea.

Esistono dei campanelli d'allarme cui prestare attenzione e che ci indicano che una storia è da chiudere?
I segnali per capire che una storia sta finendo sono molteplici. Direi, su tutti: mancanza di condivisione, mancanza di progettualità, insofferenza verso l’altro, mancanza di coccole e di desiderio di intimità.

Come e dove si può trovare il coraggio di chiudere una storia?
Porre fine a una relazione d’amore è sempre un’esperienza dolorosa e frustrante, che richiede grande determinazione e consapevolezza profonda di cosa stiamo provando, caratteristiche che non sempre riusciamo a far emergere, ed è perfettamente normale. Quando poi in una famiglia sono presenti anche figli piccoli, la questione si fa maggiormente complicata ed emergono sensi di colpa e paure ulteriori. Dal mio osservatorio di psicoterapeuta posso evidenziare due modalità molto differenti e talvolta in antitesi: o relazioni finite che si trascinano nel tempo, o rotture brusche e conflittuali. Come se il tema del separarsi fosse ancora difficile da affrontare e da elaborare, al punto che, di fronte a esso, molti di noi tirano fuori le parti peggiori di sé, le nevrosi irrisolte, le rabbie di antica data. Non siamo abituati culturalmente ed emotivamente a chiudere in maniera sana una storia.

E come si può trasformare questo tipo di atteggiamento?
Direi che più che trovare il coraggio diventa essenziale trovare il modo migliore affinché si creino minori danni possibili. Bisogna lavorare su se stessi, darsi il tempo per riflettere e non temere di rivolgersi a uno psicologo o comunque chiedere aiuto.

Spesso ci bloccano delle paure profonde e irrazionali; come si può vincere il timore della solitudine?
Ricette per vincere questa paura non ce ne sono, oimè. Vero è che se una storia è al capolinea, la sensazione di solitudine emotiva è già presente da molto tempo, quindi si parla più che altro di paura di stare soli nel quotidiano, fare i conti con se stessi fino in fondo, e questa è un'altra questione. È chiaro che i primi tempi tutto è molto complesso: anche solo tornare a casa la sera o preparare la tavola può essere fonte di tristezza, ma bisogna ricordare che con il tempo si acquisterà anche il piacere di gestire la propria vita in maniera autonoma senza dover rendere conto a nessuno.

Esistono, in questo caso, dei consigli utili per chi si trova a fare i conti con la propria condizione di single?
È bene iniziare a crearsi spazi di tempo personali, dove poter riacquistare, pian piano, quelle cose perdute durante la vita comune, dedicando maggior tempo ad attività piacevoli ed evitando di chiudersi nella sofferenza e nel ricordo del passato, che si tende sempre ad idealizzare a scapito del presente.

Nel caso di un matrimonio e di figli, come si può superare la paura del giudizio degli altri?
Indubbiamente quando ci sono anche i figli, la situazione diventa più complessa. In questo caso, è necessario chiedere un aiuto ad un professionista, per far sì che la separazione venga elaborata con minor traumi possibili per i ragazzi o bambini, che in queste situazioni sono l’anello più debole della catena. Essere onesti con i figli, in una situazione del genere, è il modo migliore per affrontare le cose. Quanto al giudizio altrui, non vale la pena farsi influenzare o intimorire da chi parla senza sapere cosa state provando.

Capita anche di avere paura di perdere gli amici in comune. Esiste un modo per continuare a frequentarli anche se la storia è finita?
Tutto dipende da come si è chiusa la relazione. Spesso accade che gli amici, purtroppo. prendano le parti di uno o dell’altro nella coppia, e che quindi i rapporti si deteriorino. Ma penso che se le relazioni di amicizia che si erano venute a creare prima della separazione sono solide non si spezzeranno, anzi.

Per finire, come superare la paura più grande, quella del cambiamento?
Ricordarsi della massima del filosofo Nietzsche che recita "tutto ciò che non mi uccide mi giova". Bisogna ricordarsi che la fine dell'amore rappresenta anche un momento di crescita, di rafforzamento delle proprie capacità di superare le difficoltà. Inoltre, può rappresentare l'inizio di un percorso volto a conoscere meglio noi stessi. Se riusciremo in tutto questo, ne usciremo sicuramente più forti e più maturi. Se rimaniamo impigliati nella paura del cambiamento rischiamo di restare agganciati al passato e di essere destinati all’infelicità e ai ricordi.

Fonte: (d.repubblica.it )

 

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